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Primo tempo 

Fase di vuoto gastrico (digiuno fisiologico e salutare per le attività di vigilanza immunitaria oltre che potenziamento delle attività digerenti).

Secondo tempo 

Fase di riempimento e scoppio energetico chilocalorico. Eludiamo nella fattispecie fame di origine nervosa, indotta, riflessa, golosa etc. che tratteremo in altre circostanze con argomentazioni chiarificanti il malessere che inducono.

L’alimento è il ‘carburante del motore biologico’ e come tale deve avere caratteristiche proprie che esulano ‘dal consumo alimentare’ indotto da appetibilità per mezzo di vari ingredienti impropri, sia nell’alimentazione naturale e ancor più in quella artificiale o mangimistica. Eludiamo volontariamente sofismi pseudoscientifici o di comodo. Nella fattispecie facciamo riferimento esclusivamente all’alimentazione obiettiva naturale che è cosa reale nella vita degli animali da sempre (distante anche dalla dieta Barf per concetti e modalità).

L’alimento non serve per ingrossare o ingrassare il corpo e tanto meno per compensare fenomeni reattivi fisiologici o saturazione molecolare (vitamine, sali minerali e altre congerie…).

Il fabbisogno alimentare non è ‘strutturale’ bensì ‘energetico’ per cui la valutazione di esso resta vincolato alla realtà biologica intrinseca dell’organismo vivente ed alle sue necessità dinamiche e comportamentali senza timori delle cosiddette ‘carenze’, (luogo comune quasi risibile pensando alla vita di tutti gli animali liberi che certamente non indagano la natura alimentare del nutrimento etc etc…).

L’alimento serve per far muovere e vivere (ricambio) senza indurre impedimenti malarici o sintomi da esso derivati o correlati (quali infiammazioni, stasi del circolo, alterazioni metaboliche e funzionali) di tutte le attività fisiologiche e neuroindocrine spesso valutabili nel breve periodo facilmente riconoscibili, e nel medio e lungo termine più difficilmente riconoscibili se non da medici di datata esperienza accurata e indipendente.

CARATTERISTCHE DEL CARBURANTE DEL MOTORE 
  1. Qualità naturale di prima scelta fresca e di assoluta sanità biologica (desumibile dal come vengono prodotti gli alimenti) a differenza degli alimenti ricchi di sostanze chimiche (industriali etc) per vari fini.
  2. Adeguato al lavoro metabolico, ricambio ed espulsione delle scorie, nonché al movimento senza che crei stasi o inquinamenti di vario tipo o malfunzionamenti.
  3. Non esistono le cosiddette ‘carenze’ se non in casi associati ad altri fattori o provocati sperimentalmente, artificiosamente ed irrealisticamente presenti nella natura in quanto l’organismo utilizza qualunque sostanza trasformandola per i propri fini soddisfacendo comunque le proprie necessità. L’unica vera carenza quindi non specifica analiticamente, è il prolungato digiuno oltre la tolleranza fisiologica.
  4. Adeguato ad ogni singolo soggetto, cioè calibrato (altro che alimenti comune a tutti o differenziato secondo canoni inesistenti!).
  5. Proporzioni dei singoli fattori alimentari.
  6. Presenza ‘fisica’ dell’impatto alimentare.
  7. Stagionalità (estate, inverno etc).
  8. Adeguato nelle dosi e ripetizioni, considerate giornalmente secondo la variabilità dell’individuo.
  9. Relazione allo stato di salute o fisiologico (femmine in calore, soggetti in allenamento, senilità etc etc).
  10. Gli effetti di saturazione biologica ed affini non fanno parte della fisiologia alimentare bensì della patologia.
  11. L’alimento deve lasciare l’organismo sempre in stato di ‘veglia’ e non di ‘narcosi alimentare’.
  12. Ed altro ancora…
 

Il cosiddetto alimenti completo e bilanciato, questo luogo comune e ascientifico non viene preso neppure in considerazione, originato da millanteria e da artificio di comodo pronto per l’uso alimentare per tutori ed allevatori digiuni di tali riflessioni. La diffusione di tale scelta è stata proprio frutto dell’abitudine e del comodo alimentare da parte dell’uomo come del resto spesso esso medesimo fa per se stesso ignorandone tutte le conseguenze, anche gravi.

L’alimento gli animali in natura se lo procurano o se lo rapinano nell’ambiente o nella catena alimentare (cioè cacciano o razzolano), quindi per fornire loro il sostentamento bisogna tener conto di tutti gli effetti di ciò e nella fattispecie saper costruire il rifornimento conoscendo la loro indole e le specificità vitali che la cosiddetta ‘scienza’ non sa valutare  se non in maniera inadeguata e fuorviante.

Appendice: Toccata e fuga

Non esistono le allergie alimentari se non in casi e condizioni particolari che esulano dal concetto di allergia vera e propria e che ha altro significato.

Esistono inadeguatezze e combinazioni alimentari generali e particolari in ogni individuo che si risolvono con la giustapposizione di quantità e di qualità delle sostanze da ingerire, oltre che alla forma di presentazione.

Infatti, ci sono molti soggetti asintomatici che a loro insaputa si mostrano positivi ai test allergici, e al tempo stesso soggetti sintomatici che guariscono solo cambiando alcuni fattori (non astinenza del fattore X),  e modalità alimentari sapientemente conosciute da medici che hanno ‘sperimentato in realtà’ nei decenni tali fenomeni (liberi da ideologie alimentari e nutrizionistiche più o meno di moda) e che hanno potuto trarre conclusioni concludenti.

In breve, un soggetto in stato di salute naturale, quindi in ambiente sano, alimentato naturalmente, non trattato con farmaci sintomatici o palliativi chimici non è sensibile a reazioni naturali di rifiuto.

Omeoterapia nella Specie Canina e Felina

Non trattasi di terapia spicciola e sintomatica che si presta a suggerimenti opinionistici o di banco e quantomeno a generiche reiterazioni, essendo la terapia omeopatica volta ad ogni singolo caso clinico a se. Anche quando le sintomologie sembrano sovrapporsi la soluzione sarà diversa ed ad hoc.

Il succitato breve ed incompleto elenco di sintomatologie a carico dei malati nella fattispecie è occasione per affermare quanto segue 

  • La terapia omeopatica è una conoscenza medica naturale, tradizionalmente radicata nei secoli e come tale è  la prima forma di terapia che è sempre stata impiegata nella pratica medica fin dai tempi di Ippocrate, quindi affonda i suoi studi e le sue risultanze terapeutiche nel tempo più remoto. Non trattasi né di medicina alternativa né complementare bensì terapia di base.
  • È  auspicabile che essa venga impiegata subito nei malati all’insorgere dei sintomi come primo intervento piuttosto che dopo trattamenti di vario tipo qualunque essi siano.
  • Nel malato incontaminato da altre sostanze essa è rapida, sicura, conclusiva e senza effetti collaterali.
  • Nelle malattie acute ristabilisce la salute rapidamente e nelle malattie croniche regolarizza le attivitàneuroendocrine ed infiammatorie dell’organismo fino a riattivare gli equilibri e l’omeostasi cellulare, tissutale ed organica ricomponendo l’attività immunitaria naturale che è fondamento di ogni guarigione completa e duratura, oppure stabilisce il migliore stato di salute possibile.
  • Essa deve essere esercitata, in quanto medicina complessa e complicata, al fine di sortire gli effetti desiderati esclusivamente da medici che conoscono da molto tempo ed a fondo la sua metodica unicistala sua farmacologia ed il metodo terapeutico.

È  impensabile che venga praticata, come diceva il suo fondatore Samuel Hahnemann, da medici non dotati di lunga esperienza clinica nel tempo e da conoscenza dettagliata della sua materia medica.

”Imitatemi ma imitatemi bene” aggiungeva, perché fallisce il medico inesperto ma non l’omeopatia”.

Saluti omeopatici,

La segreteria di Ughieia

Il medico omeopatico e l’omeopatia: la libertà di salute

Parlare di omeopatia vuol dire affrontare l’argomento della professione medica omeopatica che, innanzi tutto, deve avvalersi di medici specificatamente preparati in istituti di formazione di base di lunga durata, e non attraverso corsi, master o seminari che non possono per la loro brevità ed estemporaneità, garantire una preparazione efficace.

Sarebbe infatti auspicabile la costituzione di un’accademia professionale omeopatica nella quale insegnino docenti di chiara fama, acquisita con un esercizio per lo meno decennale, continuo, diffuso, e con un alto indice di successo terapeutico omeopatico.

La soddisfazione di tale condizione costituisce la cartina di tornasole dell’idoneità e capacità del docente, affinché il rapporto qualitativo insegnante allievo possa sottrarsi a quell’empirismo pseudomedico assai diffuso che è rappresentato solamente dall’uso spicciolo e riduttivo del farmaco, senza che ci sia una reale conoscenza né dei principi medici omeopatici né della gestione dettagliata della sua farmacologia.

L’omeopatia, infatti, è caratterizzata dal possesso di criteri e metodologie mediche e cliniche assolutamente propri, e non interpretabili secondo deviazioni di comodo o commerciali.
Né d’altra parte la scienza omeopatica può essere esercitata con mentalità e senso medico allopatico, cosa non di facile eradicazione dalla forma mentis del medico se non attraverso studi in un’accademia specializzata che possa fornire una visione ed una comprensione della medicina e dei suoi strumenti che decodifichi la scienza omeopatica sia nella sua teoria che nella sua applicazione pratica.

Contrariamente a quanto spesso si crede, la medicina omeopatica non costituisce una parziale alternativa a quella allopatica, per cui si abbinano e si mischiano indifferentemente, bensì una scienza medica completa che opera con successo da oltre duecento anni e a cui si deve tributare un impegno severo ed esclusivo, e non altalenante con altre discipline falsamente complementari.

La diffusione di una omeopatia allopatica, così come quella praticata da medici di limitata esperienza può nuocere alla corretta ed autentica conoscenza–esperienza della stessa (effetto boomerang), considerata anche la sua natura complessa e di non facile acquisizione.

L’esperienza clinica terapeutica del medico omeopatico è infatti caratterizzata da un assiduo e faticoso studio per rendere la pratica quotidiana più appropriata ed incisiva. Così come l’acquisizione dei principi omeopatici non è possibile solo per mezzo di strumenti tecnici intellettuali, ma coinvolge la crescita continua della personalità del medico stesso.

In sintesi, è necessario acquisire una formazione medica di lunga durata, trasmessa da docenti di comprovata capacità clinico-terapeutica ed estesa a tutte le patologie diffuse, affinché la medicina omeopatica possa esercitare “con la prova dei fatti” un profondo cambiamento nel corpo medico e nella mentalità della società civile.

Innanzi di tutto nel medico, che deve possedere una “mentalità” che gli consenta di considerarsi parte integrante della malattia del paziente per due motivi fondamentali. In primo luogo per comprendere il fattore dinamico della malattia (causata da fattori predisponenti e scatenanti sia in evoluzione sia in cristallizzazione, melange di fattori soggettivi ed oggettivi). Inoltre, per partecipare con la sua conoscenza alla destrutturazione di tutti i suoi sintomi, fisici e psichici, guarendo il malato, inteso come entità associativa indissolubile ed integrata di mente e corpo, arricchendo così anche se stesso di addende capacità esperienziali.

La possibilità di capire ed affermare che esiste nell’uomo una potenzialità concreta, coadiuvata e diretta dal farmaco omeopatico, di cambiare le proprie patologie in fisiologia è un requisito specifico dell’omeopatia.

Di conseguenza il medico omeopatico, occupandosi della totalità dei sintomi del paziente (casualità) e non solo delle localizzazioni cliniche (effetti), svolge il compito di catalizzatore delle reazioni individuali endogene dell’organismo per ottenere una risposta appropriata agli stimoli esterni ed interni che sollecitano il configurarsi delle malattie “nel malato”.

L’allevamento, il soggetto e la razza: considerazioni cliniche omeopatiche

Questo “fenomeno” è stato oscurato dalla standardizzazione e dalla omogeneizzazione dei comportamenti che sono diffusi nella pratica dell’accudimento allevatoriale svolto prevalentemente con metodica chimica più o meno capillare.

Ciò detto ne consegue che i soggetti così modificati (soppressione clinica) non sono né veramente rappresentativi di se stessi né rappresentanti la razza, bensì alterati nella loro singolarità, particolarità e fisiologia fenomenica.

Ciò si evince dal fatto che i farmaci chimici, l’alimentazione cosiddetta razionale e altro ancora possono alterare le caratteristiche del soggetto, consegnando all’interno della “sostanza vitale” informazioni innaturali e morbigene che comunque rendono il soggetto deficiente dal punto di vista immunitario, della espressività e della tipicità della varietà. Inoltre, è necessario comprendere che il concetto di standard della razza è una ennesima “importazione ed imposizione” nel sistema di sviluppo animale di concetti intellettuali e di fini illeciti ai danni della bellezza funzionale complessiva e integrale degli animali: ovverosia lo standard non rappresenta in alcun modo la complessità della razza bensì solo una particolare tendenza comune alla moltitudine che è espressione di un “gioco e non giogo” continuo tra gli elementi di razza molto differenti e cangianti a dispetto di una sclerosi selettiva con secondi fini, talvolta illeciti, autodistruttiva e innaturale in quanto vengono esclusi elementi indesiderati ma integranti la totalità espressiva animale.

La medicina omeopatica, curando singolarmente ogni individuo consente ad esso la protezione del fenotipo e genotipo originario senza induzioni nè deviazioni farmacologiche allopatiche e alimentari sia di tipo psichico che comportamentale per cui la salute e il benessere si manifestano talis et qualis in natura sunt.

È di fondamentale importanza riuscire ad intuire la necessità “della singolarizzazione rispetto all’omogeneizzazione” degli individui perché la tutela della razza prevede la rappresentazione di tutte, nessuna esclusa, le sue costituzioni e manifestazioni.

La prevenzione terapeutica omeopatica ci consente di aiutare la spontanea struttura fisica e funzionale di ogni soggetto corroborando la sua capacità espressiva fenomenologica istintuale.
Quindi osserverete che le cure omeopatiche facilitano la naturale rappresentazione per esempio della tessitura del mantello, del suo colore, della sua lucentezza e  lunghezza a dispetto di mantelli caduchi, opachi, di anomala tessitura ecc.;  osserverete altresì lo sviluppo somatico ben costruito e fondato dalle movenze elastiche e potenti oltre che armoniose e solide.

Noterete ancora che il comportamento neonatale, giovanile e maturo risponde alla istintività sociale del gruppo e non è viziato da obesità, flaccidità, rigidità scheletriche, deviazione degli appiombi, cifosi, lordosi ecc. a differenza di altri accrescimenti che inducono modificazioni nella naturale realizzazione dei singoli corredi generali e  selezioni “clonali” di alcune caratteristiche desiderate commercialmente.

Possono essere osservate ancora molte anomalie di tal genere anche molto gravi che infirmano singoli soggetti nonché le razze intere a dispetto di una vitalità ed una sanità naturale espresse dai soggetti curati con la medicina omeopatica che non ostacola nè sopprime né devia la fisiologica crescita e sviluppo di ogni singolo individuo bensì lo rende integrato nel suo essere e divenire naturale: vale a dire efficacemente rappresentativo di se stesso e della sua razza.

Alimentazione e omeopatia

Esiste una stretta relazione tra alimento, territorio, fattori climatici e ambientali.

L’adeguatezza dell’alimento consente lo sviluppo naturale di ogni specie, razza, varietà, genere e singolo individuo in quanto la tipicità e la specificità di esso sono strettamente legati alle esigenze connaturate ad ogni organismo vivente che dove origina proprio lì trova i principi alimentari giustapposti dalla Natura non solo per la sopravvivenza ma altresì per una sintonia con il suo ambiente e la sua fisiologia e corredati di tutti quegli stimoli che sono parte integrante dell’individuo per riconoscersi, tutelarsi, riprodursi e motivarsi.

L’alimentazione così intesa non ha alcunché di razionale e calcolabile, bensì è un fattore vitale di sviluppo della specie: un tutt’uno con la vita stessa dell’individuo.

La “conoscenza razionale” dell’alimentazione è solo una teoria che separa l’individuo dall’ambiente considerandolo esclusivamente come una macchina che macina carburanti più spesso inadeguati, innaturali, compensatori e con finalità di sfruttamento e devianti dalla sua stessa funzione.

L’utilizzo dei principi alimentari da un punto di vista metabolico è un processo naturale quando è direttamente collegato all’autentica origine e composizione degli stessi, diventa invece una speculazione o una conoscenza parcellizzata ed opinabile di una funzione che interessa l’individuo in toto se da esso complessivamente si separa: equazione biunivoca identità-alimento > individuo > omeostasi > sano sviluppo.

L’introduzione frazionata di alimenti come componenti biologici nutrizionali quali glicidi, protidi, lipidi ecc. è solo una “comodità” convenzionale, commerciale, intellettuale e teorica che se “funziona” in quanto utilizzo meccanico del carburante, non soddisfa pienamente l’integrità-necessità della sua funzione complessiva: il rapporto tra il comburente e il combusto.

L’alimentazione naturale è carica di stimoli organolettici, visivi, olfattivi, emozionali ecc. che promuovono lo sviluppo e il mantenimento dell’intero individuo nella sua specificità, complessività, complessità e contemporaneità e induce una corretta fisiologia di tutto il “sistema vivente” che è legato a necessità sensibili e sostanziali.

L’alimento deve restare una stretta necessità-sviluppo complessivamente intesa e unita allo “stile di vita” dell’individuo e alle sue caratteristiche esigenze senza essere strumento di prevenzione o conduzione dietetica che non solo non “incontra” le richieste reali del soggetto bensì deprivandolo del suo legame di originarietà ne consente un suo indebolimento e spersonalizzazione fino alla trasformazione-estinzione che non ha alcuna pertinenza con la sua adattabilità che è una evoluzione naturale maturata in lunghe epoche di mutazioni complessive della vita, intesa come fenomeno biologico integrato dell’individuo nel tutto (ontogenesi e filogenesi).

E’ limitante proporre una scienza dell’alimentazione sorretta da congetture e teorie razionali parcellizzate arbitrarie o surrettizie finalizzate ad una direzione ed un mantenimento sociale dell’individuo alienato dalla sua totalità in quanto il sistema vivente non è solo l’utilizzatore finale bensì il richiedente e il selezionatore secondo sue esigenze individuali similari e soggettive del momento nella sua variabilità, dell’alimento più adeguato.

L’omogeneità, la razionalità e la saturazione come processi conduttori dell’alimentazione riducono la capacità di adattamento e di reazione dell’individuo alla variabilità naturale.

La natura genuina dell’alimento è il presupposto per lo svolgimento corretto della funzione digerente e della sana nutrizione.

Esso è inteso come carburante del motore biologico e fattore d’integrazione e di sviluppo: per tale fine deve avere origine e proprietà naturali senza residui e addizionali chimici, facile digeribilità idoneità alle differenti specie fino al singolo individuo.

Esso non deve sbilanciare o saturare le attività metaboliche e funzionali dell’organismo sia in qualità che in quantità né crearne dipendenza o stimolo artefatto.

L’eccesso di acidificazione, determinato dalla dieta, dell’ambiente oro-gastrico-intestinale, la presenza di conservanti, coloranti, eccipienti, sostanze integrative e stimolanti le attività organiche possono creare lesioni tissutali di origine alimentare (allergie, intossicazioni ecc.).

Le necessità individuali difficilmente possono essere conciliate e interpretate con la massificazione e omogeneizzazione della dieta o con la presenza costante e uniforme delle medesime quantità e qualità alimentari.

La formula “mangime completo” ha scarso significato se non coniugato alle necessità reali naturali e individuali: “completo” è riferito al mangime non alle esigenze soggettive ed oggettive del consumatore che esprime continue richieste differenti secondo numerose variabili.

Infine il movimento fisico libero e vario è un fattore imprescindibile per una corretta utilizzazione degli alimenti ed una sana funzione dell’apparato digerente.

Note sull’allevamento: secundum Naturam vivere

L’effetto “domestico”, invece dell’allevamento intrapreso dall’uomo ha più spesso “snaturato, svuotato” gli animali del loro contenuto essenziale saturandolo di connotazioni ed elementi che rendono più fragili fino all’inadeguatezza la vita degli animali stessi di cui l’uomo dicesi appassionato, privandoli della loro proprietà, identità e libertà.

Il contenuto essenziale animale è rappresentato dalla originaria e fisiologica funzionalità che garantisce la efficacia e la resistenza delle differenti specie all’ambiente e alle sue sollecitazioni. I condizionamenti inadeguati e inaccettabili indotti dall’uomo sia “sociali” che di “sfruttamento” alterano l’integrità, l’autonomia e l’autosostentamento degli animali.

La forzosità dell’intervento umano sia nel settore zootecnico (con condizionamenti impietosi ambientali, alimentari, chimici ecc.) sia nel settore degli animali da compagnia (dove si assiste ad una”selezione-soluzione da mercato” più che zoofila, intesa come rispetto della integrità costituzionale degli animali) sia nel settore sportivo (dove il doping, le tecniche di allenamento innaturali, l’inaccettabile voluta e non “ignoranza” diffusa nei vari settori unita alla connivenza dei poteri sociali preposti a tali iniziative), ha relegato con la selezione, in quanto “direzione di concepimento”, e con ingegnose tecniche di allevamento la salute e il destino degli animali in un vicolo cieco nel quale il mascheramento dei danni già causati e la dimostrazione degli “effetti speciali” sono i capisaldi di questa opera distruttiva, remunerativa, malvagia e falsamente scientifica.
L’allevamento degli animali deve garantire:

  • La loro assoluta libertà di movimento in spazi fisici più che ampi.
  • La nutrizione naturale, senza alcuna forzatura più o meno dettata dallo sfruttamento a vario titolo né saturazione né mascheramento delle tendenze patologiche o determinazione delle stesse. Essa permette uno svolgimento spontaneo della vita animale inserita nell’aspetto più generale di tutta la fenomenologia naturale. La nutrizione razionale non coincide con l’alimentarsi naturale e spontaneo degli animali in quanto la prima è arricchita e deviata da fattori selettivi legati allo sfruttamento e al reddito mentre la seconda è caratterizzata da elementi costruttivi individuali  e interagenti con l’ambiente.
  • Lo studio degli accoppiamenti dove alcun fattore di selezione si separi dallo svolgimento equilibrato di tutto il sistema animale e non gli nuoccia in maniera diretta o indiretta sotto differenti forme e nel breve, medio o lungo termine. Nel caso degli animali da compagnia la ricerca della “bellezza commerciale” artificiosa non può eludere il rispetto della integrità e funzionalità di tutta la vita animale (cosa che oggi è più che mai violata). Nel caso di animali da reddito lo scopo”selettivo” deve rispettare una fisiologica e naturale tendenza limitata alla “evoluzione” degli animali che ha un confine ben preciso oltre il quale si originano fenomeni di squilibrio, di rottura della immunità complessiva e della sanità con insorgenza di patologie spesso addirittura imprevedibili e incontrollabili. Il caso degli animali destinati alle attività sportive deve essere corredato di altrettanti fattori e principi che saranno argomento di analisi in un prossimo articolo.
  • Il rapporto uomo animale deve perdere ogni connotazione di antropomorfizzazione affinchè ci sia un rispetto della Natura e della diversità animale (dignità naturale).
  • Terapia omeopatica esercitata da medici veterinari esperti e capaci. La naturalezza dei principi farmacologici e la sua direzione analogica consentono un vero esplicitamento del potenziale animale nella maniera più proficua alla sua stessa protezione, esistenza e sopravvivenza: ciò consente un miglioramento delle capacità funzionali e della resistenza all’ambiente che si traduce in una fortificazione del sistema animale. La cura omeopatica è un recupero ed uno stimolo della funzionalità naturale.
  • La prevenzione allevatoriale con la terapia omeopatica consente di migliorare le attività naturali dell’organismo che sia per fattori individuali, ambientali, occasionali ecc. può non sempre essere espressa nel migliore dei modi. L’effetto della prevenzione omeopatica è rappresentato da un miglioramento delle performances inteso in senso lato.

Cenni di immunologia e immunità omeopatica

La tipicità di ciascun soggetto è rappresentata dalle sue caratteristiche genetiche e regolata da un sistema di neuro secrezioni, mediato sia da stimoli endogeni che esogeni; essa altresì raccoglie l’eredità dal suo gruppo di provenienza ed appartenenza (inteso come insieme di attitudini, peculiarità morfo–funzionali ecc.), ed infine tutela le proprietà del suo territorio originario.

Ben sappiamo che molte sostanze chimiche squilibrando le fisiologiche attività cellulari alterano il comportamento del soggetto trattato cosi come la selezione genetica che dissocia le caratteristiche complessive nel tentativo di enuclearne alcune o privilegiarne altre e da origine ad un impoverimento ed un disordine della struttura dell’organismo vivente che si manifestano con effetti cangianti patologici a livello organico–funzionale.

La medicina omeopatica rispetta la stretta individualità di ogni organismo vivente e si presenta come una terapia che lascia integro l’intero corredo morfo–attitudinale e psico comportamentale in quanto non avendo effetti collaterali tossici né inibitori o acceleratori, non induce alcun condizionamento molecolare coercitivo sui tessuti, organi e ghiandole che regolano il comportamento di ogni specie, genere e individuo.

Gli adattamenti ambientali evolutivi naturali sono differenti dai condizionamenti farmacologici, alimentari e sociali artificiali dovuti agli effetti degli xenobitici che non inducono adattamenti evolutivi per la migliore resistenza e rappresentazione della specie bensì danno origine a manifestazioni che causano detrimento e squilibrio del sistema individuale costituzionale.

L’omeopatia potenzia l’immunità innata che è aspecifica e capace di difendere l’organismo da un’infinità di cause morbigene esterne.

L’omeopatia ci consente di evitare tutti quei danni immunitari provocati dalle sostanze chimiche alle superfici respiratorie, digerenti, genito–urinarie e cutanee che sono le prime fondamentali barriere naturali del contatto–esercizio naturale antigenico in quanto l’omeoterapia è esplicitata tramite prodotti naturali che hanno alcuna interferenza con la sostanza cellulare e tissutale.
Inoltre la medicina omeopatica, non modificando il Ph intestinale come succede con le sostanze chimiche che, per essere assorbite necessitano di un ambiente acido o alcalino, non lede le secrezioni  delle ghiandole intestinali né interferisce con l’attività della flora microbica intestinale che alterate danneggiano l’assorbimento dei principi nutritizi oltre che cagionare infiammazioni croniche ed alterazioni della peristalsi.

Il farmaco omeopatico è naturale, atossico e perfettamente compatibile con la fisiologia dell’organismo vivente in quanto non provoca alcun effetto collaterale dannoso.
Le sostanze chimiche sono definite con il termine xenobiotico (estranee all’organismo quindi innaturali) e pertanto potenzialmente tossiche e causanti  effetti collaterali; come tali interferiscono sui meccanismi molecolari biochimici umorali e cellulari dell’organismo con conseguenze più spesso lesive (dose, ripetizione, durata, frequenza, associazione di più farmaci , interferenze, blocchi qualitativi ecc.).

Le sostanze chimiche nel loro impiego presentano un reale rischio, cioè quello di non poter valutare  nella clinica esattamente lo stato funzionale del ricevente che ha caratteristiche strutturate individuali e insondabili oltre che a momenti di ridotta funzionalità.

L’omeoterapia offre il vantaggio importante di potersi perpetuare anche per periodi molto lunghi senza causare alcun danno collaterale.

Inoltre l’età avanzata, come quella giovanissima dei soggetti, costituisce un fattore reale di rischio per lo sviluppo della tossicità dei farmaci chimici sia per la fisiologica riduzione delle funzioni escretorie e metaboliche nel primo caso che dei processi formativi strutturali cellulari nel secondo caso. Tale rischio aumenta nei pazienti anziani affetti da diabete, nefropatie, epatopatie, cardiopatie congestizie ecc..

Il farmaco omeopatico, a differenza di quello chimico, non induce la mutazione e la resistenza degli agenti infettivi e sappiamo di quale importanza clinica sia tale fenomeno.

Le immunodeficienze cagionate dalle terapie chimiche sono un’altra grave e reale evenienza per la quale è fondamentale privilegiare la omeoterapia.

Le malattie autoimmuni e le allergie costituiscono un importante stimolo all’impiego delle terapie omeopatiche che le curano invece che scatenarle.

Infine, il farmaco omeopatico tramite il criterio medico scientifico dell’analogia agisce su tutto l’organismo contemporaneamente e complessivamente come un neuro-endocrino trasmettitore, mediatore e regolatore centrale al fine di bilanciare gli stimoli in eccesso o in difetto delle attività cellulari che costituiscono gli antefatti di un’infiammazione o disfunzione. Cosi agendo l’omeoterapia preserva e garantisce l’omeostasi cellulare ed interstiziale con conseguente ottimizzazione sia dell’attività immunitaria cellulare ed umorale, sia del trofismo tissutale che infine della “pulizia” ambientale organica (drenaggio).

In virtù del meccanismo di azione sopra descritto del farmaco omeopatico, sapendo bene che esiste una strettissima relazione direttamente proporzionale tra le condizioni generali del paziente (stato psico-fisico) e la funzionalità del sistema immunitario, e che inoltre la giusta regolazione dei suoi processi cellulari ed umorali (produzione, differenziazione, trasporto e attivazione) delle componenti immunitarie, comprendiamo bene quale importanza abbiano le terapie omeopatiche che agiscono su l’organismo intero contemporaneamente e complessivamente proprio come l’immunità richiede.

Accrescimento morfo-funzionale dei giovani animali supportato dalla terapia omeopatica

E’ riduttivo parlare d’accrescimento scheletrico come l’unico o il principale ambito cui destinare l’attenzione delle terapie a base di calcio, fosforo, vitamina D ecc. in quanto in tale periodo è determinante l’utilizzazione di tutti i principi (soprattutto in qualità e non solo in quantità)  necessari allo sviluppo complessivo e contemporaneo dell’intero organismo sostenuto da neurosecrezioni ben regolate e funzionanti, combinate con i corretti stimoli ambientali e non interferite da sostanze chimiche lesive.

La quantità dei principi ionici e molecolari chimici spesso costituiscono un impedimento alla fisiologica crescita dell’individuo proprio in quanto interferenti negativamente sulla direzione autonoma di crescita con conseguente manifestarsi di patologie più o meno clinicamente rilevabili a carico non solo delle strutture scheletro–articolari bensì anche connettivali e parenchimali complessive.

La medicina omeopatica provvedendo solo alla corretta utilizzazione autogena e alla contemporanea regolata presenza di tutti i principi occorrenti determinano il concretizzarsi di una struttura individuale normocostituita sotto tutti gli aspetti (cellulari, tissutali, organici, morfofunzionali e comportamentali) con vantaggi nettamente evidenti sotto l’aspetto immunitario.

Oggi più che mai è utile e necessario intervenire con le terapie omeopatiche differenziate nella crescita dei cuccioli soprattutto su quelli di razza in quanto sia la selezione genetica che molte altre influenze lesive hanno indebolito e impoverito le capacità biologiche dell’organismo che è divenuto insufficiente alla corretta e fisiologica realizzazione della propria costituzione.

Quindi una reale buona crescita necessità di stimoli esclusivamente naturali di tipo ambientale, alimentare, sociale e se necessario farmacologico omeopatico.

Un’alimentazione non adeguata può influenzare negativamente il Ph dell’apparato digerente e creare infiammazioni croniche latenti non sempre clinicamente constatabili che impediscono la normale attività d’assorbimento dei principi della crescita; inoltre alcune sostanze chimiche possono dare origine a disfunzioni ghiandolari determinanti nella crescita dell’individuo così come le politerapie possono manifestarsi immunosoppressive e gli stimoli vaccinali inadeguati.

Anche le sollecitazioni ambientali sociali inadeguate come le forzature alimentari, gli stress psicologici, le pressioni sportive, le induzioni e i condizionamenti mal sopportati dai soggetti in formazione, le depressioni del sistema vitale, le coercizioni ecc. inducono una risposta reattiva stressogena e lesiva dell’integrità e della funzionalità costituzionale; tale reazione compensatoria complessiva si può sviluppare in una direzione patologica tissutale e organica strettamente legata e dipendente dalle caratteristiche costitutive dall’individuo in causa.

Tale processo costituisce una latenza cronica i cui effetti nel breve, medio e lungo termine sono difficilmente prevedibili sia come momento d’insorgenza sia come qualità e quantità di danni possibili.

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