Vogliamo affermare che tutte le argomentazioni concettuali cliniche terapeutiche che sono incluse nel testo di seguito sono valide ed applicabili in maniera differenziata a tutti gli organismi viventi (uomo, animali e piante) considerata la loro natura sistemica. Altresì esse manifestano un contenuto causale molto pratico e consequenziale.
Il malato, a differenza delle diverse entità nosologiche diagnostiche che vorrebbero “imprigionarlo” e ridurlo ad un inverosimile e silente collage di etichette di malattie che lo separano in più parti distinte ed isolate, è un insieme di organi e funzioni correlati interferenti tra di essi in modo tale che uno stimolo od una azione, anche terapeutica destinata ad una sola parte, danneggia le altre in maniera diretta od indiretta o riflessa, alterando gli equilibri proporzionali delle relazioni preesistenti, talvolta anche in maniera grave.
Il malato è uno STATO DI ESSERE, una alterazione o cambiamento di quello fisiologico e come tale “vive”, appartiene e riguarda solo il medesimo per la sua genesi, ricettività ed operatività (natura e cause). Quindi implicazioni ed estensioni di “altro da lui”, intervento non coerente con lo sviluppo della sua salute individuale, non è auspicabile in considerazione del fatto che lo stato individuo malato/sano è un esercizio quotidiano secondo regole tra infiniti stimoli più o meno significativi, dinamici oltre che accidentali. Ne consegue che è il malato stesso in primis (o tutore nel caso animale), che deve indagare sulle cause del suo stato di malessere invece che delegare ad altrui pressioni per facilitare o disperdere o dispensare il proprio compito. In un secondo momento è utile, se congruo, l’ausilio competente.
Da ciò si evince che:
- Il malato è un’entità assoluta ed individuale, inalienabile da qualunque concetto medico culturale storico ed ambientale che violi le sue pertinenze ed esigenze e come tale non può essere preda di interventi eteroinvasivi o pseudoscientifici autoreferenziantesi.
- Esso è dotato di autodeterminazione che definisce di volta in volta l’iter della sua evoluzione secondo criteri insiti nella sua struttura e natura.
Il malato “fa” la sua malattia (il malato si ammala da sé) in ottemperanza a caratteristiche personali di ricettività, reattività, ereditarietà, individualità insondabili, fattori ambientali alimentari e infinite altre combinazioni cosicché “cede” terreno ed alberga alternativamente agenti disordinanti di vario genere, ospiti differenti ed altre concause che lo complicano nel suo determinarsi.